I leader mondiali della politica e dell’economia riuniti a Davos per il World Economic Forum 2016 hanno lanciato l’allarme: la quarta rivoluzione industriale, che comprende sviluppi in settori quali l’intelligenza artificiale, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, la genetica e le biotecnologie, causerà nei prossimi anni significativi cambiamenti occupazionali.
L’effetto sarà la creazione entro il 2020 di 2 milioni di nuovi posti di lavoro e la contemporanea scomparsa di 7 milioni, con un saldo negativo di 5 milioni di occupati in meno. Le perdite si concentreranno nella aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo gli esperti queste perdite saranno compensate parzialmente da aumenti nel settore finanziario, nelle funzioni direttive, nell’informatica e ingegneria.
Cambieranno quindi le competenze richieste: oltre alla capacità di risolvere problemi complessi saranno importanti il pensiero critico e la creatività.
Oggi ai professionisti è richiesto di sviluppare le due competenze ormai fondamentali anche nei contesti di business: visione e pensiero creativo.
In una realtà instabile e incerta come dimostra essere il mercato attuale, per i leader, a qualsiasi livello, occorre saper inventare soluzioni innovative, rompere schemi e affrontare nuovi rischi. Cresce il bisogno di creatività, nuova abilità manageriale essenziale.
Le aziende che considerano la creatività come la competenza distintiva chiave per i leader del ventunesimo secolo e la sanno sfruttare realizzano una crescita del fatturato superiore a quella dei loro concorrenti.
“I Millennials, ossia la generazione nata a cavallo degli anni 1982-2004, sono portatori di creatività ed innovazione e nel giro di 10 anni rappresenteranno il 75 per cento della popolazione mondiale lavorativa: le aziende di successo saranno quelle che sapranno rivolgersi a questo target”. (Paolo Galletti, Direttore risorse umane di Accenture Italia – Corriere della Sera del 23/02/1016).