Aumentate l’impatto delle vostre formazioni con la “pedagogia differenziata”
Carlo Bianchi, Learning by Doing
Quando una presentazione supera i 15 minuti il livello di concentrazione cala, e la presentazione si trasforma in un potente sonnifero!
Lungi dal voler mettere in discussione l’utilità di PowerPoint come strumento di presentazione, né spiegare in che modo preparare una buona esposizione, (esistono infatti interi scaffali di libri sull’argomento), questo articolo ha come obiettivo quello di mostrare le conseguenze nefaste derivate da un uso eccessivo o inadeguato delle slide di formazione e in seguito attribuire loro la giusta collocazione nella “cassetta degli attrezzi” del formatore.
Ma qual è il problema?
Sempre più spesso, le aziende ci chiedono di rendere più dinamiche le attività formative create internamente. Di frequente ci troviamo di fronte a strumenti di questo tipo: 140 diapositive per ogni giornata di formazione, con il discorso del formatore riportato quasi parola per parola, testi infiniti scritti in caratteri minuscoli, immagini sfocate, animazioni che fanno male agli occhi …
Tutto è organizzato per una lettura collettiva sullo schermo, dimenticando che una presentazione va presentata, non letta!
La sindrome di PowerPoint è facile da spiegare: si tratta di presentazioni visive in pochi click, modificabili in qualsiasi momento e facilmente condivisibili con i colleghi …, quale trainer non è stato sedotto da questi vantaggi? E si sa che quando si ama il tempo non conta!
L’uso di PowerPoint si è così diffuso nelle nostre organizzazioni che, molto spesso e sfortunatamente, se ne abusa. Sembra che la parola formazione sia diventata sinonimo di PowerPoint.
Bisogna riconoscere che PowerPoint è uno strumento di presentazione molto pratico, ma il suo uso eccessivo fa emergere gli inconvenienti a discapito dei suoi vantaggi:
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I formati imposti dal software costringono a semplificare, riepilogare, schematizzare…
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Il fatto di concentrarsi su messaggi specifici fa perdere la visione d’insieme dell’argomento.
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Il messaggio passa ma non il significato.
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La linearità di PowerPoint vi obbliga a seguire un ragionamento prestabilito senza poter fare deviazioni.
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Oltre i 15 minuti di presentazione, il livello di concentrazione dei partecipanti diminuisce, fino a diventare un potente sonnifero!
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E per quanto riguarda la memoria?
Nonostante le numerose ricerche, sappiamo ancora poco sulle potenzialità della memoria, mentre i suoi limiti sono stati dimostrati nel 1956 dal famoso esperto dei processi cognitivi Georges Miller.
Ciò che è certo è che la memoria a breve termine (quella che riceve informazioni dall’ambiente esterno) è molto sfuggente: l’informazione recepita si conserva per una manciata di secondi per essere poi organizzata o per trovarne il significato.
Sembra ovvio che un discorso troppo veloce, troppo denso o contenente messaggi complessi, viene memorizzato parzialmente o erroneamente.
La quantità di messaggi che scorrono sotto i nostri occhi è quindi un fattore critico per la memorizzazione, soprattutto perché ogni individuo ha il proprio ritmo di assimilazione delle informazioni.
Paradossalmente, nella formazione, la memorizzazione delle informazioni è un vero e proprio falso problema; inoltre gli specialisti della comunicazione ci spiegano che, anche di fronte ai migliori comunicatori, il nostro cervello memorizza solo una piccola percentuale delle informazioni ricevute.
L’apprendimento non è il risultato dell’accumulo di informazioni nel cervello, ma di un cambiamento nel modo di pensare e agire, grazie a nuove informazioni. L’informazione è quindi un mezzo e non un fine.
Questo paragrafo potrebbe essere molto lungo, ma concluderemo dicendo che il formatore che riveste il ruolo di relatore o di portatore di verità, ma che non si mette a disposizione di chi impara, avrà difficoltà a raggiungere gli obiettivi di l’apprendimento.
Le presentazioni sono comunque utili?
La presentazione dei dati, illustrata o meno, è una forma di pedagogia chiamata con nomi diversi ma tutti riconducibili allo stesso significato: “trasmissiva”, “frontale”, “magistrale” … In realtà, presuppone una relazione lineare e diretta tra il formatore e chi apprende.
Questo modello educativo ha quasi ottenuto il monopolio nelle grandes écoles, nelle università e nelle aziende. È vero che questa concezione dell’apprendimento può essere efficace, ma a determinate condizioni. Il suo uso risulta complesso perché “il messaggio viene ascoltato solo se lo si aspetta“; in altre parole, lo studente e il formatore devono porsi gli stessi tipi di domande, avere lo stesso schema di riferimento (compreso il vocabolario) e un modo di ragionare identico.
Devono poi condividere lo stesso progetto e attribuire lo stesso significato alle cose. Quando tutti questi ingredienti coesistono, una presentazione è il modo migliore per ottenere la massima quantità di informazioni in un tempo minimo.
E quindi? Cosa si fa?
Il famoso detto “Se l’unico strumento che hai è un martello, qualsiasi problema sembrerà un chiodo” riassume abbastanza bene la soluzione. Quindi non gettate i vostri PowerPoint nel cestino perché hanno il loro posto nella cassetta degli attrezzi del formatore; ma per stimolare la motivazione e mantenere costante l’attenzione e la concentrazione è meglio combinare diverse modalità pedagogiche nell’ambito di una medesima formazione. Ecco un esempio di formazione alla gestione del team per una gestione locale.
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QUANDO POWERPOINT DISTRUGGE LE VOSTRE FORMAZIONI
1 file(s) 170.40 KB
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